ERZÄHLUNG TITEL: la Signora dai capelli Neri cap. 6 
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la Signora dai capelli Neri cap. 6


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la Signora dai capelli Neri cap. 6

by corteggiocoppia
Gesehen: 238 Mal Kommentare 5 Date: 31-01-2025 Sprache: Language

Lunedì scorso non ho visto A. in metro ma nel pomeriggio ho scritto a M. invitandolo a leggere i racconti, possibilmente a farli leggere alla moglie, in fondo sono stati scritti per loro ed in ogni caso a chiarire insieme possibilmente limiti ed idee sulla prosecuzione di questo gioco ma più in generale del rapporto.
Cari lettori, ho una esperienza davvero importante del gioco e, per motivi di lavoro, anche dell’animo umano in tutte le sue sfaccettature ma, sinceramente, mai mi è capitata nemmeno nelle più disparate fantasie adolescenziali, una situazione così surreale, e diciamocela tutta, anche pericolosa.
Intorno a noi, al mattino troppe persone per sperare che nessuno si accorga di nulla. Magari siamo stati attentissimi, magari qualcuno si è fatto i fatti propri, ma quando può durare?
La risposta che ne ebbi da M. fu:” Si…hai ragione ne ho parlato con A. Giovedì se riesci a ritagliarti un po di tempo e scendi a Policlinico con lei prendete un caffè”. Accettai immediatamente logicamente, ma pensai anche non era quello che mi aspettavo; avevo valutato al massimo un rapporto via chat almeno per un periodo conoscitivo.
Ieri infatti come sempre presi la mia metro mettendomi al finestrino e la vidi alla fermata anzi inaspettatamente per meglio dire li vidi perché M. la teneva per mano.
Lei indossava stivali neri e un cappottino al ginocchio verde pastello, capelli sciolti, maglioncino argento a collo alto, gonna in velluto nero che sporgeva appena dal cappottino.
Lui, lo vedevo la prima volta, biondo, alto anche più di me (che basso non sono affatto), robusto, non grasso ma abbastanza imponente. Una figura che, se vedi per strada e lo devi assegnare ad una categoria, pensi di categorizzarlo più come bull che cuck (vedi avvolte le stranezze).
Salirono entrambi e mi si avvicinarono, gli occhi di lei non si alzarono mai da terra, mi colpì il contrasto assoluto con l’ultimo incontro in cui ci eravamo guardati fissi, la mia mano sul suo posteriore il dorso della sua sul mio cazzo. Ci dicemmo solo: “Ciao”. come se ci conoscessimo da tanto poi null'altro per l'intero tragitto.
Scesi alla loro fermata ci presentammo con i nomi, e ci incamminammo dirigendoci verso un bar all’entrata del Policlinico durante la passeggiata le dissi che era davvero bella anzi che erano una gran bella coppia, lei mi sorrise spesso ma non era loquacissima, lui un simpatico conversatore.
Al bar raccontai qualche storiella sul caffè (ne sono un appassionato cultore), per stemperare un po di tensione, M. parlava di resistenze di A., di fantasie, paure (quasi a casaccio) ed io cercai di tranquillizzarli in ogni modo. Mentre dicevo di me e del fatto che in questo gioco di fatto ci si trova, A. alzò gli occhi e disse a bruciapelo: ”se dovessi inventare un gioco divertente ora e proporlo sapresti farlo?”.
Dissi immediatamente di sì ma barai perché fui leggermente spiazzato, mi venne in aiuto l’esperienza ed un gioco mille volte provato e divertente. (quindi vi confesso ora che non l'inventato al momento).
Mi piegai avvicinandomi a lei e le sussurrai quasi all'orecchio: “facciamo così... ti suggerisco un gioco per la fine di questo incontro che è anche una via d’uscita nel caso non volessi proseguire. Prima di andare via, vai in bagno. Al ritorno se vuoi che il gioco prosegua mi passi le tue mutandine, altrimenti ci salutiamo se mi passi la mutandina resterai tutto il giorno senza e dal lavoro manderai una foto a M. che la girerà a me così vedrò finalmente l’eden che tanto agogno raggiungere. Se non ti va questo gioco sappi che gli altri saranno molto diversi e sessualmente più impegnativi. (avrei voluto aggiungere anche altro ma non lo feci). Accetti?”
Alzò lo sguardo e guardò il marito che contemporaneamente aprì le mani come a dire: “Che vuoi da me devi decidere tu”. Mi guardò mi sorrise e disse va bene.
Parlammo un’altra decina di minuti e ridemmo tantissimo per degli episodi miei, del gioco in cui vi erano state scene o battute più goliardiche che eccitanti, le raccontai per mostrare a loro, inesperti, la normalità delle persone che vivono il nostro gioco... nella

straordinarietà

delle fantasie e dei desideri che hanno.
M. guardò l’orologio ed io capì che il tempo era scaduto, chiesi il conto e guardai A. Lei mi disse: “è stato un piacere, davvero”, e fece per alzarsi, poi come per prendermi in giro aggiunse: “Ah già il bagno” e vi si avviò verso la toilette.
Non feci in tempo a pagare i caffè che lei uscì; un batter d’occhi, fu fulminea, la guardai era di nuovo a testa bassa, pensai che non aveva avuto il tempo di toglierle, quindi avrebbe stoppato lì il gioco, sorrisi accettando amaramente dentro di me l’inevitabile risvolto.
Mi si avvicinò e mi allungò la mano e all’interno c’era uno slippino nero, mi sorrise e mi baciò la guancia, capì il mio stupore e mi disse: “le avevo già in borsa…

poi aggiunse

Accetto? Ho accettato la prima volta che ti ho visto in metro poggiato all’asta mentre guardavi cellulare, ho accettato stamattina quando mi hai detto ciao, però è la prima volta che ci proviamo e camminiamo sulle uova speriamo… che tu sappia dove ci stai conducendo”.
M. mi salutò promettendomi la foto che puntualmente ieri sera mi è giunta.
Mentre scrivo la sto guardando, grandi labbra polpose, piccole labbra rosa acceso, un pelo nero curato ma diffuso, da lappare.
Anche ora, come ieri mi stai scopando a pelle il cervello ma ti prometto due cose…:non farò mai nulla che possa mettere in difficoltà il vostro rapporto e darò il millepercento per farvi provare le emozioni e vivere le fantasie che tanto agognate.

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