Marta, una moglie assai infedele...
by ilMarchese76Vu: 1132 fois Commentaires 0 Date: 23-03-2025 Langue :

La fiera di Milano era in pieno fermento. Stand imponenti con luci scintillanti, espositori indaffarati a mostrare i loro prodotti, visitatori in continuo movimento tra le corsie. Il brusio di voci si mescolava ai suoni elettronici degli stand tecnologici e all'aroma di caffè che si diffondeva dalle aree ristoro. In qualità di responsabile commerciale della mia azienda, ero immerso nel lavoro, illustrando i nostri prodotti ai clienti, cercando di conquistare nuovi accordi e mantenendo la massima professionalità.
A un certo punto, tra la folla, vidi avvicinarsi un cliente di rilievo: un ingegnere rinomato, sui sessant'anni, con un portamento austero, impeccabilmente vestito con un completo blu scuro e una cravatta grigio perla. Al suo fianco, la moglie. Una visione. Aveva un'eleganza raffinata e al tempo stesso incredibilmente seducente. La sua gonna aderente metteva in risalto le curve con uno spacco discreto che lasciava intravedere gambe perfette. La camicia bianca, seppur abbottonata, accennava a un seno generoso e sodo. Il contrasto tra la pelle chiara e i capelli castani ramati, mossi e voluminosi, era ipnotico. Gli occhi verdi, penetranti, mi puntavano con un’intensità difficile da ignorare. Le labbra, disegnate con un rossetto rosso scuro, sembravano fatte per tentare.
Appena si fermarono di fronte a me, fui colpito dalla sua espressione. Non era la solita cortesia di chi accompagna il marito in un evento del genere. No, lei mi guardava in modo diverso. Un sorriso accennato, sguardi insistenti. Iniziò a farmi domande, ma il suo vero intento era solo quello di conversare con me. Le sue parole erano avvolte in un tono morbido, sensuale, carico di sottintesi.
Mi racconti qualcosa di questo prodotto,
disse lei, con un leggero sorriso.
Certo, signora…
dissi, mantenendo un tono professionale, ma sentendo il suo sguardo su di me.
Marta,
rispose prontamente.
Niente signora, mi fa sentire vecchia.
Il marito annuì distrattamente mentre osservava uno dei nostri prodotti. Lei, invece, continuava a guardarmi, facendo domande apparentemente casuali, ma sempre con quel tono malizioso.
Quando finalmente se ne andarono, tirai un sospiro di sollievo. Ma durò poco. Il mio capo si avvicinò con un sorriso compiaciuto.
Grande cliente. Stasera cena con loro. Saremo io, mia moglie, tu e due collaboratori.
Sentii un brivido lungo la schiena. Avevo il presentimento che la serata sarebbe stata tutt’altro che rilassante.
La cena si svolgeva in un ristorante elegante, con luci soffuse e un’atmosfera raffinata. Tavoli ben apparecchiati, camerieri impeccabili, un profumo di vino pregiato e piatti ricercati. Eppure, la vera tensione era a tavola.
Marta non mi dava tregua. Ogni sguardo, ogni parola sembrava un’ennesima provocazione. Sotto il tavolo sentivo il suo piede sfiorarmi la gamba. Il suo ginocchio premeva leggermente contro il mio.
Allora, ti è piaciuta la fiera oggi?
mi chiese con un sorriso enigmatico.
Sì, molto interessante. È un’ottima opportunità per fare nuovi incontri…
risposi, cercando di mantenere un tono neutro.
Oh, su questo non ho dubbi,
replicò, mordendosi leggermente il labbro inferiore.
Sentivo l’imbarazzo crescere. Non sono mai stato e non ero in imbarazzo per la mia situazione quanto per la paura che altri al tavolo se ne accorgessero, soprattutto il marito. Sembrava di no e che fossero assorti dalla conversazione ma ciò non mi rendeva più tranquillo.
Per sfuggire alla situazione, mi alzai per andare in bagno, sperando di prendere fiato. Ma appena entrai, sentii il rumore di tacchi dietro di me. Mi girai, e la vidi chiudere la porta con decisione.
Non ce la fai più, vero?
disse in tono provocante.
Prima che potessi rispondere, mi spinse contro il muro e mi baciò con una passione sfrenata. Il tempo sembrava essersi fermato, il battito accelerato e il calore del suo corpo contro il mio resero impossibile resistere. La baciai con la stessa foga, travolto da un desiderio incontrollabile.
Lei iniziò a liberare dalle asole alcuni bottoni all’altezza della pancia e a infilarci le mani. In un attimo di lucidità afferrai la maniglia di uno delle toilette, la aprì e la spostai dentro. Non pensai ad altro o di fare chissà cosa ma solo di toglierci dalla vista di altri possibili ospiti che sarebbero potuti sopraggiungere.
Lei, evidentemente, vide diversamente quella mia mossa pensando che fosse un segnale di via libera, una volontà di passare allo step successivo. Si inginocchiò, apri la cerniera del pantalone tirando fuori il mio cazzo ormai durissimo e non contenta infilò la mano per afferrarmi le palle e, dopo averle tastate e strette per bene, le tirò fuori.
Sentii la sua bocca avvolgere la punta dapprima delicatamente, poi più avidamente, fino a spingere la bocca in modo deciso, tanto da fammi indietreggiare fino ad appoggiarmi alla porta. Il mio cazzo era nella completamente nella sua bocca tanto da sentire le sue labbra sulle mie palle. Iniziò a spingersi come a volersi soffocare ed emettere un suono gutturale tipica dei conati che la mia cappella interamente nella gola le provocavano. E più questi arrivavano più lei spingeva. Poche volte ho sentito qualcuna spingere con tanta forza e determinazione mentre con una mano infilata nei collant si masturbava con forza. I conati ed i gemiti erano ormai un tutt’uno ed io godevo forte iniziando a dirle di spingere, che era una troia e che le sarei venuto addosso riportandola a tavola sporca come una cagna.
I miei propositi furono disattesi da un tonfo sulla porta… qualcuno stava bussando nervosamente chiedendo di aprire. Era Alessia, la moglie del mio capo che aveva capito la cosa e non vedendoci arrivare dopo un po’ di minuti, si era preoccupata raggiungendoci in bagno e sentendo quei versi uscire attraverso la porta.
Io fui preso da un momento di panico tra la voglia di non fermarmi e la paura di cosa stesse accadendo fuori. Lei alzò gli occhi e mi guardò con un sorriso perverso come a dirmi di non fregarmene di lei e infatti continuò. Non so quanto tempo passò con lei fuori ma fu abbastanza per sentirla tremare e venire con dei gemiti forti soffocati dal mio cazzo.
A quel punto senza fermarsi neppure per un istante lo tirò fuori, tutto avvolto dalla sua saliva, e puntandolo verso l’alto iniziò a segarlo mentre mi leccava le palle avidamente, così avidamente che in poco venni, fortissimo, e per quanto volessi evitare di farlo sentire fuori, non ci riuscì. Mi usci un “ooooohhhhhhh” forte e profondo mentre lei accoglieva tutta la mia sborra calda nella sua bocca, bevendola con un sorriso soddisfatto.
Fuori ancora sbattevano alla porta con un aprite forte ma strozzato per non far sentire oltre il bagno. Il tempo di ricompormi, sistemare la camicia e richiudere il pantalone, mentre lei continuava a sorridere noncurante di tutto ciò che ci circondava, aprii la porta e apparve Alessia, la moglie del mio capo. Lo sguardo sconvolto e le mani sui fianchi.
Siete impazziti?!
esclamò, poi mi colpì con la borsetta.
Siete degli incoscienti!
Marta, invece, rideva divertita, con lo stesso sguardo sfrontato di prima, quasi compiaciuta di essere stata scoperta.
Io tornai subito al tavolo, preso sotto braccio per evitare che tornassi indietro, cercando di sistemarmi al meglio possibile. Marta con nonchalance era rimasta allo specchio del bagno ad aggiustarsi il trucco ed i capelli che avevo completamente disfatto con la mia mano nel tenerla per la testa.
Quando tornammo al tavolo, facemmo del nostro meglio per far finta di nulla, ma era evidente che qualcosa fosse successo. Io ero rosso in volto e, dopo poco arrivò lei, sorridente ancora di più. Alessia, invece, non smetteva di guardarmi male.
Finita la cena, salimmo in macchina. Io al posto di guida, il mio capo accanto. Non appena partimmo, lui si voltò e chiese:
Ma mi spiegate cosa è successo prima? Tutti e tre vi siete alzati e siete tornati strani?!?”
Io non sapevo cosa dire, possibile che non avesse capito niente? Ma prima che potessi rispondere, Alessia mi colpì di nuovo con la borsetta.
Sei un incosciente! Un rovina famiglie!” e nonostante tutto, scoppiai a ridere, mentre il mio capo, confuso, si girò verso di lei:
Ma sei impazzita? Ma che stai facendo?” Lei spiegava che cos’era successo con loro allibiti mentre io pensavo allo sguardo di Marta, la donna dalla bellezza magnetica e dallo sguardo diabolico, mentre mi spompinava. Quella sera non l’avrei dimenticata facilmente ed infatti dopo più di vent’anni sono qui a raccontarla.